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Posts Tagged ‘Alemanno’

Il vuoto di contenuti


Gianni Alemanno

Il restauro prima della restaurazione.

Alema(g)nno è l’esempio più lampante di cosa sia la politica in italia. Se si guarda alla sua campagna elettorale manca il benché minimo riferimento a ciò che vorrebbe fare per il futuro della capitale, essendo incentrata tutta sui clandestini cattivi e su ciò che succederebbe se vincesse il marziano marino. Durante la campagna elettorale per il primo turno il sindaco affiggeva manifesti elettorali in cui informava i cittadini di ciò che avrebbe fatto nella precedente legislatura: avrebbe espulso migliaia di stranieri irregolari, avrebbe liberato roma dai campi rom, avrebbe fatto diminuire il numero dei reati etc. Insomma, nessun riferimento ai problemi della viabilità, dei trasporti, del lavoro, del decoro urbano e dei rifiuti etc. Premettendo che anche sui campi rom ha detto una marea di bugie (basti considerare quello di Tor de’ Cenci), salta all’occhio che in questi 5 anni, per stessa ammissione del sindaco, nulla è stato fatto per la città e i cittadini! Perché se davvero espelli uno straniero irregolare ma il traporto pubblico non funziona, i cittadini non ne traggono alcun vantaggio e, dunque, non hai dato alcun apporto per migliorare la città. Siccome tale modo di presentarsi agli elettori non ha funzionato (è arrivato al ballottaggio con 12 punti percentuali da recuperare) ecco che ha cambiato strategia. Tuttavia, ancora una volta, anziché informare i cittadini su come intende proseguire il proprio mandato, ha cominciato ad attaccare marino su cose che, oltretutto, non interessano a chi vive in città: marino è contro la famiglia, marino non è romano (come se lui lo fosse), marino è contro la vita. Il riferimento è, evidentemente, alle idee di marino su procreazione e testamento biologico. Peccato che si tratti di temi di interesse nazionale, sui quali legifera il parlamento e che, quindi, nulla hanno a che vedere con la gestione di un comune, che deve risolvere i problemi concreti dei cittadini, quali lavoro, trasporti, traffico etc. Ed infine, oltre a non rispondere alle domande scomode (parentopoli, linea c della metro etc.) se non che si tratterebbe di balle, la chiusura è in bellezza: assunzioni a fine mandato, inaugurazione del capolinea del tram 8 (soldi spesi per un prolungamento di poche centiania di metri che non si comprende a cosa serve). Ossia tutto il repertorio del politicante vecchio stampo, che oltretutto ha tappezzato la città di manifesti rendendola così ancor più sporca di quanto non lo fosse sotto il suo mandato.

Il merito al contrario tipicamente italiano


Gioacchino Gabbuti

Gioacchino Gabbuti, il “prezioso” AD di ATAC

Il servizio pubblico gestito dall’atac nella capitale non funziona. Basta provarlo un giorno e se ne esce con le ossa rotte (autobus che non passano mai, mezzi stracolmi di gente, macchine usurate e spesso sporche etc.). Eppure, i dirigenti dell’azienda sono stipendiati più del presidente degli stati uniti d’america. Basti pensare che gioacchino gabbuti – nientemeno che direttore generale di atac patrimonio – guadagna 585.000,00 euro annui (http://ilportaborse.com/2012/03/i-superstipendi-di-tutti-i-dirigenti-dellatac/), mentre obama “soltanto” 275.000,00 euro (e i suoi collaboratori ancora di meno http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-02/casa-bianca-svela-stipendi-182601.shtml?uuid=Aa0j0pkD). Ora mi chiedo: ma perché questi dirigenti pubblici guadagnano tanto? Che merito hanno mostrato o acquisito? Ma davvero questi dirigenti lavorano più del presidente degli stati uniti d’america? Possibile che un tal gioacchino gabbuti sia così indispensabile da pagarlo tanto per timore che possa andare a dirigere qualche azienda privata? Ma chi è quel pazzo che, conoscendo lo stato del trasporto pubblico romano, “ruberebbe” questo fior fiore di dirigente all’azienda pubblica? In realtà, uno stipendio tanto cospicuo non è dettato dalla necessità di trattenere i dirigenti migliori né dalla particolare capacità di gestire dagli stessi dimostrata, visto i risultati che portano. Queste aziende pubbliche, è fatto notorio, costituiscono un mero bacino di voti, di clientelarismo tipicamente itagliano, per cui il sindaco ci mette a capo il proprio parente o amico di turno, ricompensandolo con soldi pubblici spesi malissimo, visti i risultati. E alemanno non si è sottratto alla tradizione politica del bel paese, cercando anzi di primeggiare, a tutti i costi, nella speciale classifica dello sfruttamento delle municipalizzate (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/12/09/news/roma_la_parentopoli_di_alemanno_duemila_assunti_nelle_municipalizzate-9987016/). Quand’è che si deciderà di intervenire su queste situazioni vergognose? Quand’è che in parlamento verrà approvata una legge che imponga un tetto “rigido” agli stipendi di questi pseudo-dirigenti, che per giunta, come tutti sanno, possono ricoprire queste cariche soltanto per “aderenze” e non per effettivi meriti? Ma possibile che nessuno di quelli al vertice decida finalmente di intervenire per far funzionare le cose? Ah già, dimenticavo: coloro che dovrebbero intervenire son quelli che mai hanno preso un mezzo pubblico!

La cricca (almeno) oggi non ride

15 febbraio 2012 Lascia un commento

Alemanno e Roma 2020

Alemanno e Roma 2020 - le due facce del decadimento della capitale

Il banchiere ha detto no alla candidatura di Roma per le olimpiadi del 2020 e la cricca piange. Finalmente una scelta del governo sulla quale concordare, anche se per motivi diversi da quelli indicati da monti. Se Roma fosse stata candidata e avesse ottenuto le olimpiadi vi immaginate cosa sarebbe successo? Miliardi di soldi pubblici spesi per opere pubbliche affidate alle solite ditte “sponsorizzate politicamente”, che avrebbero deturpato il territorio per costruire opere in gran parte poi inservibili. Sì, perché basta guardare quel che è successo nelle più recenti manifestazioni sportive mondiali assegnate al nostro paese o più semplicemente ai grandi eventi: mondiali di nuoto del 2009, G8 della Maddalena, 150° dell’unità d’Italia. Non solo i costi inizialmente previsti lievitano magicamente e a dismisura (leggi l’articolo su “La Repubblica” sul malaffare negli appalti), ma poi le opere che vengono compiute spesso sono inservibili o comunque non più utilizzabili o utilizzate dopo l’evento. Così, per i mondiali di nuoto 2009 svoltisi a Roma, le imprese appaltatrici hanno costruito piscine più lunghe dei 50 metri o con soffitti pronti a crollare. Situazioni grottesche, alle quali si aggiungono poi le furbate del rilascio di licenze edilizie in favore di circoli privati senza il rispetto delle normative, con conseguenti numerosi abusi edilizi. Pensiamo, per tornare più indietro nel tempo, a Italia ’90, per la quale solo gli stadi costarono 1.248 miliardi di lire, ossia il doppio di quanto preventivato, e molti dei quali fatti male e il Delle Alpi di Torino poi abbattuto. La chiusura alla candidatura di Roma, dunque, ha semplicemente evitato nuovi scandali e l’arricchimento della cricca, che, dopo aver riso per il terremoto dell’Aquila, stavolta non potrà che piangere pensando a quel che avrebbe potuto essere e non sarà. Purtroppo questa è l’amara realtà, perché ad oggi la classe dirigente italiana (dai funzionari pubblici ai vincitori degli appalti per le opere pubbliche) non è in condizioni, morali e di competenza, per poter affrontare un evento come le olimpiadi, perché un evento in sé positivo, in grado di portare miglioramenti e vantaggi alla collettività, qui da noi, almeno per ora, si trasformerebbe nello strumento per “truffare” lo stato e aumentare i profitti di pochi! Fino a quando non ci sarà un cambiamento culturale, prima ancora che politico, l’italia dovrà restare fuori da tutti gli eventi mondiali, perché è ciò che si merita a causa dei “soliti noti”.