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Posts Tagged ‘capitalismo’

Corsi e ricorsi

30 dicembre 2011 1 commento

Crisi

Crisi

Le crisi economiche sono endemiche al sistema capitalistico e consumistico. Si potrebbe citare la crisi dei banchieri fiorentini del 1340-1350, la bolla olandese dei tulipani del 1637, le crisi dell’800, fino alla grande e nota depressione del 1929, per arrivare ai giorni nostri con il 1992-1993 e l’attuale crisi finanziaria iniziata con i sub-prime. Tutte hanno un filo conduttore comune, ossia il bisogno di profitto e la specualzione quale strumento di arricchimento. Del resto, l’economia è un settore che nel sistema capitalistico tende a staccarsi dalla realtà per porsi in una sorta di mondo virtuale, come campo a sé stante nel quale si cerca di moltipolicare il denaro esistente. Ma è evidente, anche a chi non è un esperto di economia, che un sistema del genere non è in grado di reggere: se l’albero produce una mela, io posso vendere quella mela o posso mangiarla, ma non posso moltiplicarla, se non rendendola virtuale, ossia vendendola ad un prezzo e ricomprandola ad un costo minore, per poi rivenderla ad un prezzo maggiore. E’ quello che accade nel sistema capitalistico: se produco un bene e lo vendo ad un certo prezzo che tenga conto dei costi di produzione con un margine di realizzo, allora avrò un guadagno che potrò utilizzare per investirlo in un macchinario oppure per aumentare il capitale sociale. Se invece, emetto titoli per farli acquistare da terzi, il cui costo è determinato sulla base di valutazioni bilancistiche, e poi questi titoli vengono regolamentati in un mercato proprio, autoreferenziale, staccato dalla realtà produttiva, quel titolo potrà essere acquistato e rivenduto dagli speculatori per lucrare la differenza e tale guadagno sarà slegato dalla produzione di un bene di utilità sociale. E soprattutto le imprese saranno soggette alla fluttuazione di tale mercato che può dipendere da tante variabili non prevedibili. Allora, considerando le esperienze passate, l’unico modo per evitare il ricorso storico della crisi economica è di cambiare il sistema, legando indissolubilmente la ricchezza alla economia reale, ossia alla produzione di beni di utilità sociale e ponendo quale obbiettivo principale non più il profitto, ma la qualità e la dignità della vita umana. In questo modo, non soltanto si eviterà la speculazione, ma anche la sproporzione delle ricchezze, perchè la qualità della vita non dipende da quanto denaro si ha, ma dai servizi che si possono ricevere dalla comunità, la quale, non essendo più il profitto l’obbiettivo principale, avrà a disposizione quanto necessario per offrirli. Insomma, è necessario un ripensamento del modello sociale che ci propinano i pochi grandi capitalisti. Ciò che deve importare non è il lusso e la sete di denaro, che porta con sé corruzione, guerre e criminalità, ma la felicità e la dignità della propria vita e di quella della intera collettività, fatta di poche cose fondamentali.

INTESA… di governo

17 novembre 2011 Lascia un commento

Money

Il potere al denaro!!

E’ stato molto più esplicito di quanto pensassi: due banchieri nel suo esecutivo, entrambi di Intesa San Paolo. Il governo delle banche sta per ottenere la fiducia dalle camere dei delinquenti. Considerando che circa 300 degli eletti delle segreterie dei partiti non hanno ancora raggiunto il minimo sindacale per ottenere il tanto meritato vitalizio, potrebberoro mai fargli mancare il loro appoggio? L’italia ha bisogno di uscire fuori dalla crisi e di certo coloro che hanno contribuito a crearla non sono la migliore medicina per la malattia. In piazza gli studenti protestano contro il governo delle banche, perché loro, almeno loro, non sono stati lobotomizzati dalla disinformazione partitica che fa passare il governo monti per lo strumento di salvezza. Loro sanno benissimo che con questo sistema non c’è futuro e che l’unica via di salvezza è il rivolgimento dello stesso. La democrazia non è stata sospesa adesso sol perché questo è un governo tecnico non eletto dal popolo, ma è sospesa da sempre, da quando tale terminologia è stata utilizzata strumentalmente per esaltare la falsa civilizzazione degli stati occidentali, in contrapposizione alle tirannie dei paesi orientali. Ma così non è: democrazia, etimologicamente, significa governo del popolo. Ma in quale paese occidentale vi è il governo del popolo? In nessuno!!! Ovunque le lobbies fanno e disfano a piacimento. Ovunque il grande potere finanziario e speculativo decide, come è accaduto nel nostro paese, chi mettere al potere! Quella che stiamo vivendo non è una crisi economica mondiale, ma soltanto la deriva capitalista del sistema occidentale, con l’arricchimento dei pochi e l’impoverimento della massa.  Una vera crisi economica presupporrebbe l’impoverimento generalizzato, ma se oggi il mercato dei beni di lusso è in costante ascesa, se il macho man di arcore nell’ultimo biennio ha triplicato i propri profitti, significa che il capitalismo ci sta inculando, che i fautori del liberismo stanno finalmente raccogliendo i frutti della loro opera costante di disinformazione mascherata dalla finta democrazia e dal fasullo benessere della collettività. Per anni i poteri forti hanno manovrato i media per far credere al popolo di essere libero sol perché si reca al seggio a scegliere i propri rappresentanti, beatificando il libero mercato e la competizione: il tutto al solo scopo di incrementare i propri profitti! Ed oggi quei poteri stanno battendo cassa, e per non perdere quanto di buono (per loro) prodotto, si stanno impadronendo anche ufficialmente dei governi, facendoli passare per salvatori: ma di chi? Ovviamente di loro stessi.

La corsa al profitto

29 marzo 2011 2 commenti

Banconote - Ricchezza e povertà i tempo di crisiAdesso abbiamo compreso il fondamento delle dichiarazioni ottimistiche del dittatorello sulla crisi economica degli ultimi tempi: lui nell’ultimo anno ha raddoppiato il proprio reddito. Altro che crisi, dunque!!! La crisi economica del capitalismo determina un effetto strano: chi è ricco si arricchisce ancor di più, chi non è ricco diventa povero. Insomma, la forbice sociale, che il capitalismo inevitabilmente allarga, raggiunge la massima divaricazione quando subentra la crisi del sistema. Sembra un paradosso, perché se il capitalismo implica benessere, la crisi dello stesso dovrebbe  causare una riduzione del profitto per chi con il capitalismo lo produce. Tutto questo ci mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, qual è il vero male dell’età moderna: il profitto. La corsa sfrenata al profitto spinge al potere, allo scopo di acquisire una posizione sociale che rende profitto. La corsa al profitto conduce alle dittature, alla corruzione, alle guerre, alla delinquenza: avete mai visto un dittatore semplicemente benestante? Mai! Sempre possessori di tesori inestimabili, come dimostrano gli eventi degli ultimi mesi: Mubarak, Gheddafi e gli altri. Avete mai visto una guerra generata da scopi diversi che l’accaparramento di territori ricchi di materie prime che portano profitto? Mai! Basti considerare gli ultimi eventi: Iraq, Libia. Come mai l’Occidente che si autodefinisce “esportatore di democrazia” non interviene in Siria? Forse perché in Siria non c’é petrolio? Allora, il profitto è la fonte delle ingiustizie dei nostri tempi. Dietro un finto benessere collettivo, nasconde l’avidità dei pochi, il cui unico scopo nella vita è arricchirsi, perché il denaro è potere. Pertanto, il capitalismo non è affatto lo strumento di aumento del benessere della collettività, ma soltanto un modo per massimizzare l’individualismo a scapito degli ultimi. Gli ultimi, quindi, diventano meri numeri, o perché concorrono a realizzare il profitto consumando i prodotti, oppure perché esprimono il loro voto in cambio della promessa del posto di lavoro. Il profitto, in altre parole, sopprime l’umanità. Di recente, vedendo uno dei molteplici servizi sul terremoto in Giappone, a fronte dei 20000 tra morti e dispersi e del disastro nucleare, hanno intervistato un imprenditore giapponese che, quasi benedicendo l’evento, ha evidenziato come lo stesso possa costituire un’opportunità per l’economia, in quanto la ricostruzione porterà ricchezza alle imprese dell’edilizia. Cos’è questa? Realpolitik? No! E’ lo squallore di quei pochi che, come detto, vivono solo ed esclusivamente per il profitto. Se siamo nel 2011 e ancora si muore di malattie, la colpa è del profitto, perché se i soldi spesi per le armi e le guerre, oppure quelli persi per la corruzione venissero investiti nella ricerca, forse oggi l’uomo morirebbe di meno per i tumori. Ma in questo modo, le case farmaceutiche non potrebbero vendere i loro farmaci chemioterapici, riducendo conseguentemente i propri profitti. Si potrebbero elencare centinaia di vicende analoghe, le quali provano come il profitto sia alla base di ogni azione deliquenziale e liberticida: si pensi al caso Fiat per restare in Italia. La verità, dunque, è il che il profitto, che costituisce il fulcro del sistema capitalistico moderno, annulla l’essere umano, rendendolo schiavo di schemi e paradigmi di vita incompatibili con la natura del mondo in cui vive, distruggendolo e rendendolo sempre meno “umanitario”. In questo mondo, io sto con gli ultimi, perché, come dice Don Gallo, le ideologie possono essere sbagliate, stare con gli ultimi non è un’ideologia e quindi non è sbagliato. Ma prima o poi, gli ultimi saranno i primi e non in senso biblico, perché è su questa terra che il sogno di un cambiamento epocale deve realizzarsi.